Attraverso
l’esperienza acquisita negli anni come operatori di
Protezione Civile, dopo un primo momento nel quale la nostra
attenzione si è concentrata principalmente sull’essere
formati ed efficienti come “soccorritori”, stiamo
acquisendo la consapevolezza che le attività di Protezione
Civile non debbano solo limitarsi alla gestione
dell'emergenza (... attuazione degli eventi diretti ad
assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi ogni forma
di prima assistenza), ma abbiano quali obbiettivi
principali la limitazione dei rischi e dei danni attraverso
la previsione e
la prevenzione. Previsione intesa come attività
dirette allo studio ed alla determinazione delle cause dei
fenomeni calamitosi, alla identificazione dei rischi ed alla
individuazione delle zone del territorio soggette ai rischi
stessi). Prevenzione intesa come attività
volte ad evitare o ridurre al minimo la possibilità che si
verifichino danni conseguenti agli eventi calamitosi, ma
anche delle più comuni situazioni critiche che potrebbero
oggettivamente coinvolgere una più o meno numerosa comunità.
Purtroppo la continua necessità di produrre e trasportare
ad esempio sostanze chimiche anche molto pericolose, ci ha
portato a sottovalutare se non a trascurare il rischio di
catastrofe chimica e nello stesso tempo il fenomeno del
terrorismo ha evidenziato l’estrema vulnerabilità delle
strutture e dei mezzi adibiti alla produzione, trasporto e
consumo di tali “bombe”. Non dobbiamo nemmeno escludere
a priori un rischio biologico come una epidemia o altro.
In
questa situazione, vissuta spesso senza la consapevolezza di
correre un rischio reale o comunque accettata come un prezzo
da pagare in nome del benessere, la popolazione è forse
l’unica ad ignorare completamente ogni forma di rischio
che corre e di conseguenza ne risulta inerme in ogni
possibile reazione difensiva.
E’
necessario coinvolgere in modo ben più incisivo e mirato la
popolazione, rendendola consapevole dei rischi ma anche
edotta nelle modalità degli interventi messi in atto per
garantirne la tutela. E’ indispensabile intervenire sulla
popolazione attraverso la formazione-informazione in modo
che essa si trasformi da entità fino ad ora isolata e
passiva, in entità integrata nel “sistema sicurezza”,
favorendo lo sviluppo di una cultura volta alla conoscenza
ed al rispetto dell’ambiente e dell’autodifesa, in grado
di reagire prontamente alle situazioni critiche e non più
attendere passivamente l’evoluzione dell’evento. Ormai
è accertato che in caso di eventi catastrofici, il maggior
numero di vittime è concentrato nei primi minuti o nelle
prime ore successive all’evento stesso. Da ciò è
facilmente deducibile che pur disponendo di un “sistema
soccorso” efficiente, i tempi richiesti per un intervento
specialistico sono troppo brevi e di conseguenza, in un
sistema civile ed evoluto come il nostro, non è più
ammissibile delegare il “soccorso” e forzare tante
persone indifese ad attendere non si sa bene chi, cosa o
quando, ma è obbligatorio intervenire attivando al più
presto quello che è apparso il più rapido ed incisivo
intervento di soccorso cioè l’autoprotezione della
popolazione, raggiunta tramite conoscenze trasmesse in loco.
Anche
se gli obiettivi dell'intervento formativo-informativo sono
molteplici, sicuramente tra i principali vi è il
raggiungimento di uno standard nelle modalità e nelle
codifiche del sistema "soccorso", che sia il più
ampio possibile, superando i limiti territoriali di comuni,
province, regioni o addirittura stati, confrontando ed
ottimizzando esperienze realmente vissute, valutando il
miglior impatto ambientale, economico, di risposta da parte
della popolazione e conseguentemente con il minor danno per
la stessa.
Altro
obiettivo non meno importante, è quello di reperire e
disporre in loco, nel minor tempo possibile di; mezzi,
strutture, forze, ma anche profonde conoscenze del
territorio stesso, tutte variabili che giocano a favore del
superamento del momento critico, annullando gli ostacoli
frapposti da burocrazie, interessi di parte, campanilismi,
ecc.
La
formazione, in tutti i suoi aspetti, ha un ruolo
determinante nella gestione e nel superamento delle
emergenze.
Spesso
le esigenze di conoscenza presentano una similitudine con le
problematiche connesse alla comunicazione, quest’ultima ad
esempio mentre nel caso degli addetti ai lavori viene
attivata con efficienza, quando diventa strumento gestito
dalle Autorità assume una nuova dimensione, spesso le
Istituzioni non favoriscono, quando non ostacolano, la
ricerca delle notizie da parte della popolazione e non
sempre per le normalmente sbandierate "esigenze di
operatività".
Analizzando
entrambe le situazioni anche se non è ben definibile la
linea di diversificazione dell'informazione o le
implicazioni psicologiche di una o dell'altra componente, in
quanto ad esempio i volontari, sono anche popolazione e
possono vivere gli stessi stati d'ansia, le stesse
incertezze, ecc. Se ne deduce che una stessa metodologia ed
una capillare formazione, come per l'informazione, può
sortire gli stessi effetti in entrambe le componenti.
La
trasmissione di conoscenze alla popolazione è uno degli
aspetti fondamentali di un moderno sistema di protezione
civile. La conoscenza dei rischi del territorio in cui si
vive, del livello di vulnerabilità delle strutture nelle
quali ognuno svolge la propria vita quotidiana, della
possibilità o meno di preannuncio - preallarme degli eventi
calamitosi, delle misure di salvaguardia predisposte nei
piani di emergenza, dei comportamenti da adottare durante le
emergenze per ridurre il rischio per sè e per gli altri e
che spesso porta alla
collaborazione da parte della popolazione anche solo nel non
ostacolare l'opera di soccorso, rappresenta un'esigenza
primaria di educazione-informazione della popolazione.
L'azione formativa fondamentale, dovrebbe nascere e
svilupparsi nella scuola, è comunque necessario e doveroso
che le prescrizioni dei piani di emergenza vengano diffuse
tra i cittadini interessati, anche attraverso esercitazioni
specifiche.
Da
osservatori neutrali non possiamo che ammettere che il
rapporto Istituzioni - mass media risente di un antico
sospetto reciproco (che in certi casi riflette ancora oggi
una situazione oggettivamente reale), con l'Istituzione
che considera il "tacere" o comunque il dire poco
la miglior difesa nei confronti dell'opinione pubblica, che
a sua volta classifica come "inattendibile",
l'informazione che proviene da un ufficio stampa o da
personaggi "ufficiali". Da sottolineare anche che
l'attitudine informativa dei giornali e, soprattutto, delle
radio e delle TV, per una serie di motivi (non ultima la
concorrenza spietata), è sempre più mirata al
sensazionalismo, senza approfondimento, con la notizia
"sparata" un certo giorno, salvo poi cambiare
argomento od obiettivo il giorno successivo. In mezzo a
tutto ciò troviamo la popolazione che spesso viene a
conoscenza dei rischi, delle procedure attivate, delle
conseguenze, ecc. solo attraverso i mezzi di comunicazione e
sempre dopo catastrofe avvenuta, condannata a subire gli
eventi senza possibilità di difesa. Capita quindi che la
popolazione stessa si sente “autorizzata” a rispondere
autonomamente agli eventi, senza una visione globale, senza
logica e conoscenze, semplicemente sotto la spinta di una
emotività incontrollata e che il più delle volte ha
risvolti ancor più catastrofici.
E’
assolutamente necessario riplasmare i tradizionali rapporti
tra cittadini e suoi rappresentanti, favorendo nei primi la
fiducia nelle Istituzioni ed in queste ultime la
consapevolezza che la cittadinanza può essere competente e
collaborativa, che può essere affiancata agli organi
preposti e che, per la approfondita conoscenza del
territorio, può essere la prima vera fonte di
informazione, valutazione e gestione della emergenza oltre
che essere potente strumento in grado di restituire maggiore
autonomia gestionale e decisionale alle proprie
Amministrazioni locali.
Questo
mio progetto ha come primo obiettivo per la popolazione, una
maggiore conoscenza delle situazioni di rischio nel proprio
territorio e di promuovere una razionale ed efficace
autodifesa, agevolando così le operazioni di soccorso, ma
ancor prima di prevenzione e previsione. La corretta attività
di formazione, sia verso la popolazione, sia all'interno del
sistema di Protezione Civile, contribuirà a ridurre almeno
una delle 3 vulnerabilità che condizionano sempre e
fortemente la pianificazione e la gestione dell'emergenza di
un sistema di Protezione Civile complesso e che sono così
individuate:
1)
vulnerabilità del valore esposto, inteso come scarsa
resistenza strutturale delle abitazioni o del territorio.
2)
vulnerabilità della risposta della Protezione Civile
(Comune, Prefettura, Dipartimento), intesa come mancata o
ritardata dislocazione coordinata dei soccorsi nei luoghi
colpiti dall'evento.
3)
vulnerabilità dovuta al comportamento errato della
popolazione prima, durante e dopo un evento. Il numero di
vittime è di gran lunga superiore nelle popolazioni non
informate e non addestrate a fronteggiare l'evento atteso.
L’azione
che si vuole intraprendere deve poter essere utile non solo nelle
situazioni di emergenza, ma anche per le situazioni
di emergenza, con ciò si intende sottolineare la
funzione di informazione ed educazione dei cittadini,
relativamente alle problematiche delle possibili emergenze,
ai rischi possibili, alle modalità con cui affrontare tali
situazioni, ai ruoli e ai compiti delle diverse strutture
della Protezione Civile. In definitiva è possibile
identificare alcune tipologie di formazione legate alle
situazioni di emergenza:
·
Formazione
propedeutica,
finalizzata ad informare con chiarezza la popolazione sul
sistema di Protezione Civile e risposta alle emergenze.
Attualmente per il comune cittadino e purtroppo non solo per
questo, non è ben chiaro come sia organizzata la Protezione
Civile e quali siano le diverse autorità che concorrono
alla gestione dell'emergenza. Questo crea un disorientamento
nell'individuazione dell'autorità responsabile a livello
locale.
·
Formazione
preventiva,
ha come scopo primario quello di informare la popolazione
riguardo gli eventi e le situazioni di crisi che possono
insistere sul territorio di appartenenza. La conoscenza
delle casistiche di evoluzione di tali eventi, nonché le
modalità da affrontare in determinate situazioni di
rischio, servono a divulgare una cultura del comportamento,
che è sicuramente molto utile, se non indispensabile in
concomitanza con un evento di crisi.
·
Formazione-informazione
in stato di crisi,
che si differenzia ulteriormente a seconda che ci si trovi
in presenza di eventi imprevedibili o prevedibili.
Fra
gli strumenti utili che si possono utilizzare per il
raggiungimento di tale scopo, sicuramente troviamo le nuove
tecnologie legate ai social ed internet in genere, ma anche
la produzione di pieghevoli contenenti informazioni su:
§
Dotazione
personale di soccorso: Medicinali specifici; dotazione minima di primo soccorso completa di
tascabili con le istruzioni per l’utilizzo di tali
presidi.
§
Dotazione
personale di sopravvivenza: Acqua; scatolame; materiale per l’igiene personale;
vestiario; documenti; torce e radio con batterie di
ricambio; ecc.
§
Elenco
riferimenti: Numeri
di telefono utili, comprensivo di numero verde almeno
regionale se non nazionale, in grado di fornire (tramite
voce registrata) le prime informazioni, oppure con operatore
in caso di emergenza; frequenze di radio e televisioni
locali con le quali sono state stipulate convenzioni per
garantire l’informazione alla popolazione; frequenze radio
per ricetrasmissioni di soccorso comprensive di canali e
frequenze che potremmo definire di avvicinamento o di primo
contatto con lo scopo di reindirizzare la comunicazione
verso i reali canali di soccorso; ecc.
§
Codici
di emergenza: Modalità
di comunicazione dello stato di emergenza e codifica, es.
sirena con due toni lunghi e tre corti per stato di allarme,
ecc.; segnali internazionali di soccorso; codice fonetico e
morse per uso con fonti luminose o sonore; ecc.
§
Procedure
da seguire: Istruzioni
da seguire e comportamenti da adottare in relazione al tipo
di emergenza in atto; conoscenza del proprio piano comunale
di emergenza; ecc.
§
Soluzione
di problemi in emergenza: Istruzioni su come sia possibile reperire, filtrare e rendere potabile
l’acqua; come realizzare un rifugio di emergenza; come
orientarsi col sole, l’orologio, ecc.; come riconoscere
sostanze pericolose; come proteggersi da contaminazioni,
ecc.; come realizzare un focolare; ecc.
L’intervento
formativo alla popolazione deve obbligatoriamente marciare
in parallelo con la collaborazione delle Amministrazioni
locali, in modo da consentire un supporto nel dettagliare il
più possibile il piano comunale di emergenza e di
consentirne la più capillare divulgazione sul territorio.
Attraverso
le stesse cognizioni in ambito di Protezione Civile da parte
dei docenti utilizzati per la formazione alla popolazione,
è possibile ipotizzare un più specifico e competente
supporto alle Amministrazioni ed Enti locali, attraverso il
confronto e dove necessario anche tramite lezioni frontali
(in aula), con dipendenti comunali, Associazioni di
volontariato locali, ecc. Non va trascurato il fatto che gli stessi formatori
abbiano tutte le competenze per completare (se necessario) o
tenere aggiornati i piani di emergenza senza costi come
invece ad esempio sostenuti per consulenti esterni o altro.
Roberto Nosari
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