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Anche
quest'anno si rinnoverà il rito della “esercitazione
Po”, manifestazione simultanea che coinvolge i paesi
rivieraschi, attesa quanto la liquefazione del sangue di San
Gennaro. Una tradizionale ricorrenza come lo è la sagra
paesana, con tanto di processione da parte delle locali
associazioni di volontariato con i propri uomini e mezzi.
Momento di imperdibile visibilità, tanto che alcune
associazioni non perderanno occasione per fare sfilare anche
la Madonna locale (la gnocca di turno), figura che
normalmente è la cocca del presidente e che come dicono
dalle mie parti, gli sta in una manica, anche se a volte
sarebbe più corretto parlare di braga. A volte i gruppi più
numerosi e che se lo possono permettere, ne mettono in
passerella anche due.
E’
pensando a questo film già visto, agli attori che conosco
personalmente, alle battute e scenografie che conosco bene,
che mi sento stimolato solo in parte (quella dell'apparto
gastro-intestinale), ed ho deciso da anni di non partecipare in nessun modo o
forma a tale evento. Così come i numerosi volontari di vecchia
data che anche loro preferiranno trascorrere il weekend fuori
porta, anche loro come me, ormai infiacchiti dal ruolo di
comparse nel grande Music Hall della “Brodwai
Civil Protection”, stanchi di questo gioco per
adulti ma interpretato da chi non ha mai voluto crescere
veramente.
Secondo
un copione reso ormai quasi illeggibile dal tempo, tutto si
svolgerà secondo una maniacale programmazione durata mesi e
non oso pensare alle ricadute sul sistema o sul malcapitato,
se uno degli ormai vecchi attori dovesse scordare la propria
battuta. Fucilazione sul posto? Esilio dal paese natio?
Chissà.
La
cerimonia culminerà con la consueta beatificazione delle
autorità e delle varie figure che si sono succedute durante
la la sfilata, con distribuzione delle medaglie al
valore e la premiazione di generali e caporali, passando per
le consuete interviste e foto di rito.
Resteranno
come sempre esclusi dalla premiazione i soliti ignoti,
coloro che non potranno mai appendere medaglie al proprio
petto perché mai nati e quindi perfettamente sconosciuti.
Mi riferisco ai piani di emergenza e l'attuazione delle normative,
ancora oggi ignorati nonostante la legge lo prevedesse già
nel 1992 (Legge 225).
Piani di emergenza spesso duplicati con poche varianti tra
uno o l'altro comune, con pagine e pagine di riferimenti
normativi e di bla bla. Ma dove sono i riferimenti alle aree
di attesa o di accoglienza? Dove sono le indicazioni a
strutture in grado di fornire un rifugio, servizi igienici,
cibo? Come si verrà allertati in caso di pericolo ad
esempio chimico?
È
come dire che la religione che adoriamo e glorifichiamo (la
Protezione Civile), è un grattacielo sospeso nel vuoto,
senza fondamenta e che la risposta alle situazioni di
emergenza invece di essere programmata ed organizzata da
tempo viene reinventata di volta in volta come di fatto
succede sempre. Cosa che lascia però allibiti è che invece
di essere conosciuto da tutti, il piano di emergenza è
chiuso in un cassetto, in pochi lo conoscono ed in caso ad
esempio di terremoto e conseguente crollo, diventa anche
inaccessibile a tutti e quindi inesistente.
Le
esercitazioni devono servire per testare il sistema e
potenziare i punti deboli non come scenografia per foto
ricordo, solo le simulazioni di situazioni improvvise,
attendibili e realistiche, possono soddisfare alla necessità
di sicurezza per la popolazione che non può subire
passivamente il susseguirsi degli eventi e delle correnti di
pensiero di politici e politicanti di turno, sia locali che
nazionali.
Mi
chiedo e Vi chiedo “ma noi che ruolo abbiamo?”, “è
proprio questa la Protezione Civile che vogliamo?”
Con
amarezza e sconforto vi porgo i miei saluti.
Roberto Nosari
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