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Lacrime, dolore e tanti controsensi (i primi soccorsi)

Ancora una volta il nostro paese è in ginocchio in seguito ad una ennesima catastrofe naturale. Questa volta un terremoto indubbiamente violento ha scosso un territorio compreso tra Modena e Ferrara dopo quello di alcuni anni fa che aveva devastato l’Abruzzo. Area che storicamente aveva già subito forti scosse nel passato, ma si sa che l'essere umano dimentica presto soprattutto se dietro ai piani regolatori locali si insinuano interessi economici. Ancora una volta è stato l’intervento più o meno voluto dell’uomo a creare il maggior numero di vittime (in particolare in Abruzzo), la sua stupidità ed ingordigia ancora una volta lo ha spinto a speculare, a non rispettare le regole edilizie e del buon senso. Ora siamo qui a piangere i morti, troppi nell'Aprile del 2009 in Abruzzo per l’entità del sisma, lo dimostrano edifici quasi intatti a fianco di altri completamente sgretolati perchè fatti di sabbia. Relativamente "pochi" ma tutti di troppo invece in una realtà florida come quella del modenese. Ci sarà però molto tempo per le indagini e le polemiche, per ora rivolgiamo l’attenzione ai soccorsi e a canalizzare l’onda di coinvolgimento emotivo che accomuna tutti gli italiani, quel popolo che riesce tranquillamente a far convivere il magone, le lacrime per le vittime e la smania di attivarsi per soccorrerle, con la assoluta necessità di non interrompere il campionato di calcio, come fosse una centrale nucleare che non si può spegnere. Come sempre tutti si attivano e si inventano soluzioni proprie. Si moltiplicano i centri di raccolta di generi alimentari, di vestiario, di…. tutto. E’ bello vedere tanta gente sensibile e disponibile, ma purtroppo a digiuno delle problematiche legate alle emergenze, tanto non solo da rendere inutile il loro sforzo ma anche da rallentare e da creare difficoltà ai soccorsi.

Voi direte ma come è possibile? Semplicemente nessuno potrà mai cucinare nulla perché in tendopoli come quelle allestite in emergenza non sarà mai disponibile il gas o altro e anche perché sono vietati fuochi o tutto ciò che può provocare incendi che in questo caso sarebbero ingestibili e che si propagherebbe come in presenza di benzina. Il risultato sarebbe quello di avere derrate alimentari di diverso tipo e marca, magari con diversi tempi di cottura e quindi sarebbe impossibile una gestione da parte delle cucine. Purtroppo l’esperienza insegna che dalla fase di raccolta a quella della somministrazione all’utilizzatore finale (lo sfollato), vi sono degli stati intermedi spesso non controllati da nessuno e nei quali persone senza scrupoli si arricchiscono favorendo il mercato nero o rivendendo i prodotti a negozianti condiscendenti.

Non abbiate fretta nel dare il vostro contributo a chicchessia, purtroppo l’emergenza sarà lunga e ve ne sarà tutto il tempo ma con la sicurezza del buon fine dell’offerta, fatta a chi offre precise garanzie e che può fornire dimostrazione dell’avvenuta consegna. Nella prima fase (come questa) di solito non manca mai nulla anche se spesso la disorganizzazione fa soffrire ulteriormente le vittime dell’evento.

L’errore comune che spesso tutti commettiamo è quello di entusiasmarci nel primo immediato periodo per poi metterci la coscienza a posto e non pensarci più con la convinzione che il più sia fatto e che altri possano proseguire il lavoro. La realtà dei fatti è invece un’altra e cioè che tutti spariscono e basta!

In questo primo momento tutti si lanciano in lodevoli sforzi di solidarietà e quindi c’è la corsa a portare i pupazzetti ai bambini o a preparare il pranzo di Pasqua secondo tradizione (vedi l'Aquila 2009), ma dal giorno dopo chi resterà si accorgerà che nonostante abbia mangiato l’uovo di cioccolato, sarà già fortunato se non avrà perso un famigliare ma avrà vita dura perché nei crolli ha perso gli occhiali da vista o la dentiera, mancheranno i libri di scuola e gli accessori, mancherà cioè tutto ciò che come per noi, fa parte della vita di tutti i giorni (pannolini compresi). Ma soprattutto mancherà l’aiuto ad affrontare la vita dopo aver subito un insulto tanto forte e violento. Mancherà la voglia di ricominciare e di superare i lutti e di affrontare una vita normale.

Gli studi fatti insegnano che, nella maggior parte delle catastrofi, il 70% degli individui mantiene un comportamento apparentemente calmo, ma che in realtà corrisponde alla incapacità di provare emozioni e di avere iniziative di ogni tipo; il 15% degli individui manifesta subito reazioni di disagio; il 15% degli individui mantiene sangue freddo.

L'emozione tipica delle situazioni di emergenza è quello stato di malessere psichico definibile (molto genericamente) come angoscia. E’ un sentimento di insicurezza globale vissuto come attesa dolorosa di fronte a un pericolo, tanto più temibile quanto meno identificato, il terremoto appunto. Mentre la paura deriva da una situazione nota alla quale si può far fronte, l’angoscia si riferisce ad un pericolo ignoto.

Dopo questa prima fase che potremmo definire di stordimento, nella quale la vittima si sente coccolato dai soccorritori e nella quale è portato incosciamente ed egoisticamente a delegare la soluzione dei suoi problemi ai soccorritori, subentra quella in cui inizia a reagire spontaneamente e si ritrova a convivere con sintomi quali:  Ansia, Depressione, Apatia, Paura, Tristezza e Vergogna, Aggressività, ecc. E’ quindi nel dopo “trauma” che la vittima necessita maggiormente di aiuti, siano essi economici, di supporto pratico alla vita quotidiana, ma soprattutto psicologici, si deve cioè sentire non abbandonato e per questo basta poco, una conversazione anche telefonica, uno scambio di posta o di mail, una sorta di adozione a distanza insomma. Vedrete che le vere necessità emergeranno e chi vorrà avrà modo di contribuire, se volete mettete da parte la somma di denaro che avete destinato per l’aiuto a queste popolazioni e attendete la vostra occasione. Sia ben chiaro però che nessuno verrà a filmarvi, non avrete foto sui giornali o gloria nei secoli, nessuno si commuoverà come quando nel 2009 la mamma RAI, in un gesto più di immagine che umanitario, ha donato 250 radioline (una per tenda) in un campo profughi dell'Abruzzo. E quelli degli altri campi? Gli altri se la sono cantata e suonata da soli! Ma ci potete scommettere che nessuno il giorno dopo ha pensato di portare pile nuove in sostituzione di quelle scariche con l'ovvio risultato di avere radio nuove ma inutilizzabili. Anche la TIM ha fatto costruire a tempo di record i suoi prefabbricati in legno, con tanto di cartelli pubblicitari all'esterno, dove comunicava che era attivo il servizio internet gratuito (dalle 10,30 alle 11,30 del Lunedì, Mercoledì, Venerdì). Intanto però gli anziani erano in tenda 24 ore al giorno. Non sarebbe stato meglio invertire le due strutture?

Fino a questo punto però abbiamo fatto teoria, la pratica puntualmente dimostrata in ogni occasione e che non smentisce i precedenti casi di catastrofe avvenuti in Italia è quella della contaminazione “politica”, dell’uso o abuso della situazione allo scopo di ricavarne una migliore fotografia di fronte all’opinione pubblica.

E’ così che le organizzazioni governative coordinano i soccorsi, in modo “pilotato”,

Ai soccorritori esperti ed organizzati non solo a livello nazionale ma anche internazionale come i volontari della Croce Rossa o di altre strutture come le A.N.P.A.S., qualcuno ha preferito inviare i boy scout che, senza nulla togliere al gruppo dei pantaloncini corti, non ha mai dimostrato particolari competenze in situazioni di emergenza e sono da sempre vocati alla formazione dei giovani di area cattolica, ignorando che almeno le stesse competenze le possiedono anche i giovani della Croce Rossa, che possono vantare inoltre anche competenze in ambito di soccorso sanitario. Ricordate i telegiornali che ci aggiornavano sul terremoto in Abruzzo e che per giorni ci hanno messo di fronte alla difficoltà da parte dei soccorritori a giungere i luoghi dell’evento? Nello stesso tempo ci hanno però fatto assitere, come in un film già visto, alla sfilata dei politici che hanno tranquillamente raggiunto i luoghi del sinistro, c’erano tutti, ad essi vanno aggiunti anche molti alti prelati, tante foto, tante promesse e strette di mano, qualcuno del governo si è fermato a pranzare coi profughi, quanti di essi sono ritornati dopo le elezioni?

Se veramente vi sentite di aiutare queste popolazioni, unitevi ad un punto di riferimento, attendete di verificare quali siano effettivamente le loro necessità e procedete in merito tramite persona di fiducia che possa dimostrare dove sono finiti i vostri soldi o i vostri aiuti. Il vero aiuto che potrete dare alle popolazioni colpite prima dal terremoto, successivamente dagli interessi della politica e dall’immagine che i politici traggono e trarranno dalla situazione, sarà il non abbandonare questi luoghi e questa popolazione.

 

Un caloroso ringraziamento da chi come tanti, senza gloria né onore, da tanto tempo si impegna nel tentativo di alleggerire il peso della sfortuna (e della stupidità dell’uomo) per le popolazioni inermi e combatte come può gli uomini cattivi.

 

                                                                                                                                            Roberto Nosari

extraterrestre

 

Una realtà tutta italiana che è giusto conoscere per non subirla

 

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