Oltre
ai fatti di cronaca, cosa succede agli adolescenti?
di
Antonella Mariani Tratto
da genitori & figli del 17 dicembre 2006
Sotto
l'albero, il telefonino ultimo modello. Con tutte le
funzioni - ma proprio tutte - disponibili: scattare foto,
girare video, collegarsi a internet, scaricare file... Una
piccola inquietudine serpeggia però tra i genitori: e se il
ragazzino usasse il cellulare in maniera impropria, cioè
non solo per telefonate e messaggini? Domanda persino
ingenua, viste le cronache delle scorse settimane.
"Filmare la bravata ormai e diventata una parola
d'ordine e molte delle "bravate", appunto, hanno
sfondo sessuale. I casi più gravi, veri e propri reati,
finiscono sui giornali. Nelle Marche il branco violenta una
ragazzina di 13 anni e riprende la scena con il telefonino
per poi diffondere le immagini ad amici e conoscenti. A
Livorno una madre, insospettita dal comportamento della
figlia, scopre che la 14enne e altri amici si trovavano di
pomeriggio a casa di uno o dell'altro e filmavano scene di
sesso tra loro. In una scuola media di Bologna giravano tra
lazzi e sollazzi le immagini di un ragazzino che si
masturbava, non si capisce se rubate o
"autorizzate" dal protagonista. Una ragazzina
milanese ha denunciato un ex innamorato perché le sue
immagini soft-core registrate in un momento di passione sono
diventate di dominio pubblico quando poi la relazione è
finita. Una studentessa che si candidava al consiglio di
istituto ha pensato bene di farsi campagna elettorale con
uno strip-tease inviato via mms ai compagni di classe. C'è
poi un uso più "quotidiano" dei videofonini, così
"normale" da potersi configurare come una moda
giovanile diffusa e capillare. E’ l'abitudine a piccoli
filmati o immagini non proprio pornografici ma nemmeno
innocenti. Video-clip con pupazzetti che si incastrano
tra loro in posizioni da kamasutra, ma anche anonimi seni o
fondoschiena che girano via mms, trailers di film a luci
rosse scaricati da internet e visionati tra gli sghignazzi
durante l'intervallo. E poi ancora fotogrammi rubati a
compagne o insegnanti ignare. Una professoressa di un
istituto professionale alla periferia di Milano ci ha
raccontato che mentre controllava i compiti girando tra i
banchi si è accorta che uno studente allungava il braccio
per scattarle una foto sotto la gonna. La situazione è così
inquietante e difficile da controllare che sono molti i
presidi che stanno pensando di vietare non solo l'uso del
telefonino durante l'orario scolastico, come accade già
oggi, ma addirittura la sua semplice presenza in cartella.
Vietare,
dunque, è l'unica possibilità?
TECNOLOGIA A LUCI ROSSE
Aggirare
le “protezioni” e accedere alla pornografia via
cellulare è un gioco da ragazzi. E per i genitori la
sorveglianza diventa una missione impossibile. Ecco cosa c'è
da sapere per non farsi sorprendere dal peggio.
di
Giuseppe Romano
Tratto da genitori & figli del 17 dicembre
2006
Aveva
un bell'invocare «Videochiamami!» l'abbondante biondona
nazionalpopolare per invogliare all'acquisto di un
cellulare con telecamera inclusa. Più che l'affare del
secolo, quello dei nuovi telefonini rischia di diventare un
cavallo di Troia per quanto di peggio possa accadere ai
nostri figli.
Crescono
in modo esponenziale le segnalazioni di materiale
pedopornografico trasmesso via telefonino: c'è
l'iniziativa individuale dell'ex fidanzatino che, mollato
dalla bella coetanea, diffonde a tutta la scuola il filmato
osè della fanciulla; e c'è la scoperta che intere comitive
di minorenni vengono adescate e incentivate a partecipare a
un gioco, spedendo fotografie del proprio corpo e vincendo
ricariche. Naturalmente c'è poi l'enorme giro di
pornografia “professionale" che chiunque, anche i
ragazzi e i bambini, può scaricare e vedere sul proprio
telefonino.
Tutto
questo sta uscendo dall'ombra. Se Vodafone non fa mistero di
offrire il porno ai propri clienti come una delle opzioni
preferenziali, H3G, la popolare “Tre", è stata più
volte chiamata a giustificare la facilità con cui chiunque,
anche un bambino, può accedere a contenuti sconvenienti dal
menù del proprio videofonino. Molti liceali intervistati
hanno dimostrato quanto siano ridicole le protezioni che i
gestori telefonici metterebbero a ostacolare questo tipo di
frequentazioni. Bambini e genitori: sta qui il corno più
puntuto del problema. In una inversione di ruoli dove a
essere impacciati e ignoranti sono gli adulti, mentre i
ragazzi, anche giovanissimi, di solito conoscono a menadito
tecnologie e procedure. Quanti papà, quante
mamme sanno, per esempio, che bloccare
le telefonate verso numeri ritenuti sconvenienti nel cellulare
del proprio figlioletto non serve a molto se il medesimo
apparecchio può collegarsi a internet e scaricare o spedire
materiale di ogni genere? E quanti sanno che esistono nuove
reti di diffusione digitale che possono trattare i telefoni
di ultima generazione come terminali televisivi e internet
senza fili, per comunicare contenuti potenzialmente ovunque,
affiancando e scavalcando gli abbonamenti ai gestori
telefonici?
Il
telefonino, oggi, non è più soltanto lo strumento per
telefonare. Il cellulare è un terminale portatile per
comunicare, accedere alla rete, spedire e ricevere
materiali, acquistare musica e video. Dotato di telecamere
sofisticate, è anche eccellente sponda tecnologica delle
imprese più diverse: per esempio - Ferrara, 10 novembre -
può documentare e diffondere il vendicativo pestaggio
eseguito da un gruppo di ragazze diciassettenni nei
confronti della quindicenne che aveva soppiantato una di
loro nel cuore di un ragazzo. Oppure - Ancona, 17 novembre
- può registrare lo stupro perpetrato su una tredicenne
da un branco di compagni di scuola. Tutte queste immagini,
tra l'altro, si traducono in un nuovo modo di fare
televisione, tendenza clamorosamente visibile in canali
televisivi di nuova concezione come YouTube, invenzione
dell'anno 2006 secondo “Time", dove sono gli utenti
stessi a produrre e a inserire i contenuti video. Con
limiti, certo (ma non dovunque), circa i contenuti osceni o
razzisti, con cautele, certo (spesso a posteriori),
rispetto alle violazioni del copyright. Ma senza
“moderatori" efficaci al cento per cento: lo
confermano le raccapriccianti immagini di violenza sul
ragazzo down che, prima di essere bloccate dalla Procura,
nelle scorse settimane hanno fatto in tempo a scalare le
classifiche dei più richiesti su Google video,
popolarissimo motore di ricerca in internet, peraltro finito
sotto inchiesta per non avere vigilato su quel che immetteva
in rete.
Soltanto
eccessi? Questi sì. Ma sta il fatto che filmare la bravata
di ogni tipo è diventato una moda, con siti e forum
giovanili adibiti a discutere, votare, esaltare. E se
qualcuno pensa che preoccuparsi di queste derive sia
esagerato, non ha che da picchiare il naso contro l'evidenza
delle cifre: il 51,6% dei minori italiani tra 7 e 11
anni possiede un cellulare (dati Eurispes), oltre il
90% dei minori di 21 anni usa intensamente
le nuove tecnologie (ricerca dell'Università di
Palermo), il 72% di ragazzi tra i 14 e i 18 anni preferisce
rivolgersi online, piuttosto che in famiglia, per chiedere
consulenza in campo alimentare, sessuale, astrologico,
psicologico (Osservatorio sui diritti dei minori), il 66%
dei minori fra 10 e 14 anni naviga ogni giorno fra web e
chat, e di questi il 40% non parla mai con i genitori di ciò
che vede (Eurisko) Piccoli italiani crescono.
Frattanto,
negli ultimi anni, le tv a luci rosse e il porno diffuso
sui cellulari hanno potuto contare su un mercato che,
secondo le stime di Eurispes, nel 2004 valeva 247 milioni di
euro. Una nuova frontiera che permette di visionare per
pochi minuti foto o brevi filmati nelle connessioni del
reparto “Vietato ai minori di 18 anni" (almeno in
teoria, visto che con un minimo d'inventiva è facile
aggirare l'ostacolo), al costo di pochi euro; mercato nuovo
che ha collezionato nel primo anno almeno 70 milioni di
connessioni. In tutto questo, ben pochi si fermano a
domandarsi quale argine sociale o etico proporre. I governi
di Stati Uniti, Australia, Israele, recentemente hanno
varato provvedimenti restrittivi sulla pornografia via
cellulare; anche quello italiano sta pensandoci, una volta
constatato che il codice di autoregolamentazione firmato nel
2003 dagli operatori telefonici è palesemente disatteso.
Sicché in fin dei conti, dal punto di vista familiare, la vera
sfida consiste nella capacità autonoma della famiglia di
estendere la propria autorevolezza affettiva e formativa
anche verso questi territori ingovernati (e forse ingovernabili):
dobbiamo fare i conti con un futuro in cui la
censura non soltanto non basta ma non è possibile, e invece
si rende indispensabile la conoscenza, la stima e la fiducia
tra i membri della famiglia. Forse anche con la disponibilità,
da parte dei grandi, di piegarsi verso i piccoli per farsi
spiegare come funziona, senza presunzioni e senza scandali
preventivi.
A
LUCI ROSSE I CONSIGLI PER L'USO
Il
"decalogo" della Polizia postale: acquistate ai
figli un cellulare che sappiate usare anche voi. Attivate la
Sim a nome vostro e non permettere a nessun altro di pagare
le ricariche. E internet? Meglio se si può disabilitare...
di
Vincenzo R. Spagnolo Tratto
da genitori & figli del 17 dicembre 2006
Papà
e mamma, mi comperate l'ultimo modello del Moto 6000,
quello tutto rosa, che manda i video-messaggi, naviga in
Rete, ha il vivavoce e una super-rubrica per metterci
tutti i numeri dei miei amici?». Ma sì, che vuoi che sia,
facciamola contenta, la nostra bambina. Del resto, purché
il prezzo non sia esorbitante, per molti genitori un
telefonino vale l'altro. E invece no, spiegano gli esperti
della Polizia postale: «I nuovi modelli sono
iper-tecnologici e hanno funzioni diverse. E chiaro che
conoscerli significa poter limitare i rischi di un loro uso
distorto.
Ecco
dunque alcuni consigli pratici per tenere sotto controllo la
situazione. Il primo è semplice, ma importante: Acquistate
un cellulare che sappiate usare anche voi genitori. Così
anche voi sarete in grado di poter gestire le funzionalità
dell'apparecchio. Ed eventualmente decidere di
disabilitarne alcuni servizi».
Attivate
la Sim del telefono con il vostro nominativo. Ciò
perché i maggiori operatori di telefonia mobile consentono
agli intestatari delle utenze di verificare il traffico
telefonico attraverso internet. C'è poi la questione delle
ricariche, spesso usate da adulti malintenzionati come
strumento per adescare i minori:
Ecco
perche' - raccomandano gli investigatori - la ricarica
telefonica deve essere fatta esclusivamente da voi. Solo
così sarete in grado di dedurre se il minore abbia
ricaricato il telefono con soldi di altre persone.
Sul
piano tecnologico, i “consigli" si fanno più
complicati: Preferite i cellulari che abbiano sistemi di
trasferimento dei files del
tipo bluetooth o irda-raggi infrarossi.
In
questo modo permetterete al minore di scambiare con i
coetanei suonerie, immagini e altro a breve distanza,
permettendo loro di vedere fisicamente da chi li ricevono
oppure a chi li inviano. Ovviamente, il bluetooth deve
essere attivato esclusivamente al momento dello scambio dei
files...
Qui
il discorso esige la massima attenzione: Riguardo a
internet è preferibile scegliere quei modelli che nelle
impostazioni consentano di inibire o disabilitare tale
opportunità. E ciò non solo per evitare costi
elevati dovuti alla connessione ma anche per proteggere il
telefonino da eventuali virus e lo stesso minore dai rischi
legati a una navigazione non controllata. Infine, gli
esperti della Postale danno un ultimo prezioso suggerimento,
che riguarda il cuore della questione, cioè il rapporto
di fiducia che c'è fra genitori e figli:
«Sarebbe
opportuno definire regole abbastanza rigide
sull'utilizzo del cellulare in base all'età del minore. Ad
esempio, bisogna raccomandargli di non fornire il proprio
numero agli sconosciuti e di non prestare il telefonino ad
alcuno».
Segnalate
ogni drin sospetto, ci aiuterete a scovare i malintenzionati
Girano
nelle scuole a spiegare i pericoli della Rete e l'uso
responsabile del telefonino e spesso vengono accolti da
risatine beffarde, come a dire: ma noi sappiamo già tutto.
Ma la Polizia postale e delle comunicazioni, punta avanzata
del controllo del rispetto della legge nelle nuove
tecnologie, non si arrende: l'opera di sorveglianza è
capillare, quella di informazione tra i giovani pure. «I
videofonini sono sul mercato da un paio di anni - spiega il
vice-questore aggiunto del Compartimento della Lombardia
Fabiola Treffiletti - e i colleghi del Trentino-Alto Adige
hanno sventato la prima banda specializzata in adescamento
di ragazzine via mms nell'ottobre 2005».
Questo
per dire che i malintenzionati sono velocissimi
nell’approfittare delle novità. In questo caso, alle
bambine venivano richiesti i numeri delle amichette in
cambio di ricariche. A tutte arrivavano poi sul display
immagini pornografiche, con l'obiettivo di vincere le loro
resistenze e indurle a un incontro vis-a-vis. Non solo: la
Treffiletti racconta di sms spediti a ragazzine con la
promessa di partecipazione a provini nel mondo della moda
purché precedute dall'invio di fotografie in costume o
anche senza. Il vice-questore manda due messaggi molto
chiari a figli e genitori. Ai primi fa sapere che quella che
a prima vista può sembrare una bravata, ad esempio
diffondere ad amici e conoscenti le foto osé della
fidanzata, è in realtà un reato molto grave. Ai genitori
invece dice: segnalate ogni sospetto o perplessità su
quello che circola sui telefonini dei vostri figli. Basta
una mail all'indirizzo della Polizia postale, che prenderà
in esame ogni segnalazione. Le mail sono formate in questo
modo: se si sta in Veneto si digita poltel.ve@poliziadistato.it;
se si abita in Sicilia poltel.pa@poliziadistato.it.
In
pratica, cambia solo la sigla del capoluogo della regione.
L’alternativa è entrare nel sito http://www.commissariatodips.it/,
un commissariato virtuale in cui si possono anche effettuare
denunce. |