Parlare
di volontariato in Italia è una impresa non facile, il
paese è talmente massacrato dalla mala amministrazione che
c' è spazio per qualsiasi attività che sostituisca lo
Stato nelle prestazioni sociali essenziali e che, almeno
nell' impostazione generale, non abbia costi per la
retribuzione del personale impiegato. In realtà invece in
questa situazione tutti ci sguazzano all’inverosimile ed i
costi complessivi lievitano in modo esponenziale, superando
i precedenti.
Il
volontariato spazia dal servizio sanitario, cui spesso si
sostituisce, all' antincendio boschivo, al soccorso alpino,
alla protezione civile, ai gruppi cinofili, società di
salvamento, Agesci (boy scout), Lega Ambiente (ecologia) e
chi più ne ha più ne metta.
In altri paesi il volontariato ha una strutturazione diversa:
in paesi quali la Francia, i Vigili del Fuoco svolgono anche
la funzione di soccorso sanitario sulle ambulanze e, per
conseguenza, non c' è il volontariato delle misericordie o
l' A.N.P.A.S. (associazione nazionale pubbliche assistenze),
non ci sono inoltre le realtà, da noi estremamente diffuse,
dell' antincendio Boschivo (A.I.B. : VAB, Racchetta, comunità
montane e quanto altro).
Il sistema di protezione civile, realizzato con le riforme
della pubblica amministrazione avviata dai governi della
XIII legislatura e definita dall'ultimo governo Amato, ha
prodotto quanto di peggio possa esserci in materia.
Gli
effetti di queste politiche si sono concretizzati durante la
missione Arcobaleno del 1999, nel corso della quale il
governo D’Alema, attraverso l’ordinanza del 9 aprile
1999 assegna all’allora sottosegretario alla Protezione
civile Barberi il compito di “fronteggiare i gravi
problemi personali e umani creati dalla guerra, in
particolare in relazione alla grave ondata di profughi dal
Kosovo”. Vi ricordo le tragiche e catastrofiche previsioni
di Barberi, quando disse che non vi sarebbero più state
scosse di assestamento, un’intera regione cadde in
ginocchio in seguito ad un sisma ancora più forte del
primo; quando (per lui) l’Etna aveva già esaurito la sua
forza, un’eruzione mai vista fece evacuare 5 comuni;
l’elenco sarebbe ancora lungo ma stendiamo un velo
pietoso!
Le modalità d’impiego delle risorse economiche da parte
della protezione civile italiana in Kosovo per
l’accoglienza dei profughi, oltre a determinare note
inchieste della magistratura, hanno portato a un dispendio
inaccettabile di denaro pubblico.
La Protezione Civile italiana ha speso 40-50 volte in più di
quanto ha speso l’ACNUR, dando accoglienza a circa 30.800
profughi, sugli oltre 450.000 giunti ai confini albanesi in
quelle settimane.
Chi, come me, ha avuto modo di vedere tutti i generi di
conforto (vestiti, cibo, ecc) donati con tanta sensibilità
dagli italiani, ammucchiati a marcire all’acqua,
puzzolenti, sotto un sole torrido e senza nemmeno un telo di
protezione, su un gigantesco piazzale arroventato, davanti
all’indifferenza dei responsabili e ad una burocrazia
senza precedenti, sa come ci si può sentire inutili,
umiliati e delusi da coloro che hanno mascherato ben diversi
interessi personali e politici.
Da non dimenticare il Copifer, questo il nome del treno
che era stato realizzato proprio per i soccorsi, in casi di
disastri come i terremoti, costruito nel 1990 e costato oltre 40 miliardi di vecchie
lire.
Il treno fantasma
lasciato marcire nel
deposito dell' ex Genio militare a Pizzighettone (Cremona), composto
di 130 vagoni tra i quali sale operatorie, cucine, vagoni
per ricovero feriti, generatori di corrente potentissimi,
sale radio e persino gru e ruspe. Per la sorveglianza del
convoglio furono spesi fino al 2005 (poi venduto
all’asta), solo nei primi 3 anni 840 milioni l'anno, 2
miliardi per la manutenzione ordinaria e uno (sempre di
vecchie lire) per la straordinaria, ovviamente negli anni
successivi i costi furono adeguati. Non fu mai usato perché
ogni governo successivo al 1990 non poteva ammettere che era
stato fatto qualcosa di buono dai precedenti.
Fortemente voluto da Giuseppe
Zamberletti (classe 1933), parlamentare con incarico a
Sottosegretario all’interno,
riconosciuto come il padre fondatore della moderna
Protezione civile italiana. A questo piccoletto che non
amava la pubblicità (non come ora), si devono: la nascita
del Dipartimento della Protezione civile della Presidenza
del Consiglio, l'introduzione del concetto di previsione e
prevenzione distinto dalle attività di soccorso,
l'organizzazione del servizio nazionale in tutte le sue
componenti, la valorizzazione degli enti locali e del
volontariato ed anche l'avvio della riflessione legislativa
sul settore che culminerà con l'approvazione della Legge
organica della Protezione civile, la 24.2.1992 n.225.
Il seguente testo è tratto dal sito nazionale della
protezione civile:
<< Le organizzazioni di volontariato che intendono
collaborare nel sistema pubblico di Protezione civile, si
iscrivono in appositi albi o registri, regionali e
nazionali.
Al momento, nell'elenco nazionale del Dipartimento della
Protezione civile sono iscritte circa duemila cinquecento
organizzazioni (tra le quali i cosiddetti "gruppi
comunali" sorti in alcune regioni italiane), per un
totale di oltre un milione e trecentomila volontari
disponibili (dicasi 1.300.000). Di essi, circa sessantamila
sono pronti ad intervenire nell'arco di pochi minuti sul
proprio territorio, mentre circa trecentomila sono pronti ad
intervenire nell'arco di qualche ora (da 8 a 12 ndr).
Si tratta di associazioni a carattere nazionale e di
associazioni locali, queste ultime tra di loro coordinate
sul territorio di comuni, province e regioni, in modo da
formare, in caso di necessità, un'unica struttura di facile
e rapida chiamata per gli interventi. Più è alto il
livello organizzativo delle associazioni, più solide sono
la loro efficacia e la loro autonomia. >>
Chi pagherà veramente questa riforma saranno le sfortunate
vittime di incidenti o di eventi calamitosi.
Si vuole forse sostituire il corpo dei Vigili del Fuoco con i
volontari della Protezione Civile?? Molti sono passati
dall'essere volontari di Protezione Civile a Vigili del
Fuoco volontari, per questo basta un corso di 120 ore mentre
i Vigili del Fuoco effettivi hanno alle loro spalle
centinaia di ore di preparazione con aggiornamenti costanti
e competenze multiple, compreso il corso di aggiornamento
biennale di soccorso sanitario che consente loro di avere la
stessa preparazione di coloro che fanno soccorso in
ambulanza
Avete mai valutato l’idea di avere un incidente
automobilistico, di avere la casa a fuoco, di essere vittime
di un incidente chimico che minaccia la vostra incolumità,
ecc. ?
Avete mai valutato la possibilità che siano i volontari (a
tempo perso) di “protezione civile” che arrivano almeno
dopo 8 ore a salvarvi? E’ ora di farle queste valutazioni!
Sarebbero in grado di soccorrervi correttamente i volontari della Protezione Civile
del vostro comune? Alcuni gruppi locali sono più inclini a
tenere i piedini bene ancorati a terra e possibilmente sotto
una tavola imbandita. Quando va bene, si vendono per
specializzati in una unica disciplina, magari quella della
trasmissione radio ma al loro interno solo una manciata di
persone dispongono dei titoli necessari (leggasi patente e
legale autorizzazione). Ma chi volete prendere per il cu.. ?
Anzi il Q, codice di trasmissione dei radioamatori per i
quali tutto inizia per Q, esempio: QSL= Confermo, ricevuto,
QRN= disturbi atmosferici o elettrici, QRX= Attenzione
aspettare un momento, ecc. Ma non è sufficiente scandire le
lettere in questo modo, bisogna usare il codice fonetico (o
ICAO) dove Q diventa Quebec (pronuncia chebek), R diventa
Romeo e N diventa November. Andate poi a dirlo voi ai vostri
figli che viaggiano a velocità supersoniche su internet e,
non fatevi fregare dalle credenze medievali che sostengono e
paventano la minaccia della completa interruzione delle
telecomunicazioni in caso di catastrofi, ecc. Le tecnologie
sono già disponibili da tempo, solo che si contrappongono a
forti interessi lobbistici. Ma veramente credete che il
sistema delle forze armate viaggi ancora con la lentezza
delle comunicazioni radio e non quello dei satelliti (che
tra breve saranno più numerosi delle stelle)? Ma veramente
credete che si possano permettere una interruzione delle
comunicazioni? Ma come pensate che faccia il grande Soldini
a monitorare e trasmettere dati come la pulsazione cardiaca
o inviare splendide immagini nel pieno dell’oceano? Oppure i 4
esploratori italiani dell’Antartide che nel lontano
Dicembre 2007 hanno trasmesso immagini in diretta (tramite
webcam e computer portatile), pensate forse che si siano
presi per il cu..?? Vi suggerisco di non guardare più film
per radio, non è nata per questo.
Nel
lontano 1976 ho avuto il mio primo diploma come radiotecnico
(al quale ne sono seguiti altri), ho insegnato
telecomunicazioni, informatica, elettronica, ecc., per 20
anni, poi sono passato a giocare con i robot e c’è ancora
chi tenta di convincermi che bisogna usare le radio
analogiche (senza possibilità di trasmissione dati), ed
aggiunge: “ credi a me che ho fatto ragioneria con
indirizzo informatico e sono referente per le
comunicazioni”. Ma và a ca…..talogare i
collegamenti internazionali che sei riuscito a fare con le
onde lunghe, le corte e le pacioccone (come diceva una nota
canzone dello zecchino d’oro), che è meglio!
Ma veramente vi fidereste dei volontari del vostro gruppo
comunale? Non vi siete mai accorti che pur essendo vestiti
con la divisa d’ordinanza (pulita e stirata), alcuni di
loro si presentano in servizio con l’infradito perché le
scarpe antinfortunistiche d’estate sono pesanti? Non avete
davvero mai fatto caso che oltre alla divisa
luminescente (e alla paletta infilata nello stivale, come la
polizia per intenderci, vedi gruppi del basso mantovano),
non hanno con loro nulla? Escono per un servizio alla sera
senza pensare di portare con sè una pila (tanto qualcuno
prima o poi la porterà), non hanno mai il casco o i guanti perché
tanto loro sono uomini veri e fanno senza, ma dopo una
mezzora chiamano per farsi portare da bere (perché
nemmeno questo portano). Alcuni gruppi si sono
autodefiniti angeli del soccorso, come succedeva nella
bassa reggiana ma poi negli anni si sono sciolti come neve
al sole, travolti da denunce e insulti. Ma la
filosofia del volontario che porta il suo aiuto agli altri,
non dovrebbe essere un’altra? Se non sei autosufficiente,
ma ti devono venire in aiuto, come puoi aiutare gli altri?
Che attendibilità puoi avere? E, almeno per ora, la
popolazione crede ancora all’immagine della Protezione
Civile, convinta di rapportarsi con persone esperte ed in
grado di dare una risposta ad ogni evenienza, fiduciose e
convinte della loro formazione. Che strano mondo, gli adulti
credono nelle favole mentre i bambini non ci credono più.
Fortunatamente non tutto il volontariato è così ma
purtroppo è un'Italia a macchia di leopardo. Il dito però
va puntato sulle Istituzione e sulla loro assoluta
incompetenza che può anche aumentare il pericolo per la
popolazione.
Vi ricordate nel 2000, quando il Po sembrava incontenibile? Tante parsone accettarono la sfida della natura e
lavorarono come formiche riempiendo e disponendo
migliaia di sacchetti di sabbia sugli argini, pur di
imbrigliare il grande fiume. Ricorderete che una parte
(per fortuna esigua) dei nostri “capi” inventò scuse e,
furono poi sorpresi a traslocare al piano superiore ogni
loro avere mentre la popolazione era sugli argini a
fronteggiare la minaccia? Ricorderete anche che due comuni confinanti (Luzzara
e Suzzara) adottarono metodologie opposte, uno si dette da
fare per arginare i fontanazzi e l’altro rimase
indifferente fin quando non fu costretto a chiamare in aiuto
persino l’esercito? Forse pensavano che 11 metri di acqua
sulla testa si fermassero sul confine regionale?
Vi ricordate le voci (schegge impazzite) che giravano allora
senza ammissione o smentita da parte di nessuno, pur avendo
(a detta di qualcuno) un efficientissimo sistema di
comunicazioni? Noi stessi volontari(oltre alla popolazione),
per almeno 5 giorni non sapevamo cosa stesse
succedendo sulla sponda opposta del PO e viceversa, le
uniche informazioni precise sulla nostra zona ci provenivano
da Roma o Milano (leggasi telegiornali Rai o Mediaset).
Spesso le esigenze di conoscenza presentano una similitudine
con le problematiche connesse alla comunicazione,
quest’ultima ad esempio mentre nel caso degli addetti ai
lavori viene attivata con efficienza, quando diventa
strumento gestito dalle Autorità assume una nuova
dimensione, spesso le Istituzioni non favoriscono, quando
non ostacolano, la ricerca delle notizie da parte della
popolazione e non sempre per le normalmente sbandierate
"esigenze di operatività".
Da osservatori neutrali non possiamo che ammettere che il
rapporto Istituzioni - mass media risente di un antico
sospetto reciproco (che in certi casi riflette ancora oggi
una situazione oggettivamente reale)- l'Istituzione che
considera il "tacere" o comunque il dire poco la
miglior difesa nei confronti dell'opinione pubblica, che a
sua volta classifica come "inattendibile"
l'informazione che proviene da un ufficio stampa o da
personaggi "ufficiali". Da sottolineare anche che
l'attitudine informativa dei giornali e, soprattutto, delle
radio e delle TV, per una serie di motivi (non ultima la
concorrenza spietata), è sempre più mirata al
sensazionalismo, senza approfondimento, con la notizia
"sparata" un certo giorno, salvo poi cambiare
argomento od obiettivo il giorno dopo. In mezzo a tutto ciò
la popolazione che spesso viene a conoscenza dei rischi,
delle procedure attivate, delle conseguenze, ecc. solo
attraverso i mezzi di comunicazione e sempre dopo catastrofe
avvenuta, condannata a subire gli eventi senza possibilità
di difesa. Capita quindi che la popolazione stessa si sente
“autorizzata” a rispondere autonomamente agli eventi,
senza una visione globale, senza logica e conoscenze,
semplicemente sotto la spinta di una emotività
incontrollata e che il più delle volte ha risvolti ancor più
catastrofici.
La trasmissione di conoscenze alla popolazione e la
comunicazione in emergenza, sono due degli aspetti
fondamentali di un moderno sistema di protezione civile.
Ricordate quella famosa onda di piena che nella realtà si
dissolse in un arco temporale di poche ore, quanto ci fece
soffrire a causa delle informazioni che ci diedero? Ce la
fecero durare per più di due giorni (era passata, non era
ancora passata, era solo un anticipo, ecc.), alla faccia
delle comunicazioni efficienti!
Attenzione, la storia tende a ripetersi sempre simile a se
stessa e gli uomini non sanno imparare dagli errori.
Tutto questo può apparire solo sterile polemica atta ad
innescare malumori e “correnti” di pensiero
all’interno dei gruppi di volontariato, il mio è invece
un invito ad unire le forze per migliorarsi e non per
autolesionarsi, quindi passiamo ad altro.
Passiamo invece al rispetto delle leggi in vigore in
materia di Protezione Civile:
Tutti sanno che per legge i Comuni si dovevano dotare di
strutture di P.C. e che dovevano predisporre (svariati anni
fa) i piani comunali di P.C. Ma, anche voi che siete
volontari, per caso li conoscete? Sapete forse come il
Comune darà l’allarme di incidente chimico in una
fabbrica della zona industriale o per autocisterna ribaltata
giù dall’argine? Sapete forse quali sono i punti di
raccolta? Sapete forse cosa dovete fare? Fingiamo di si, la
popolazione sicuramente no!! Ma a cosa serve un piano che
nessuno ha visto ed una Protezione Civile comunale
impreparata? A creare aspettative disattese e delusioni da
parte della popolazione. Serve però agli Amministratori
locali a scaricare responsabilità che la legge ha loro
imposto. Di fatto quindi i nostri Amministratori delegano
ogni azione al gruppo comunale (solo sulla carta),
scaricando così le loro responsabilità, in cambio offrono
convenzioni remunerate (leggasi €€€€ ma anche
€€€€€) vincolando però le associazioni di
Protezione Civile a svolgere compiti che non le competono,
come: per la gestione del
traffico delle anatre durante la migrazione; per la
supervisione (che nessuno si faccia male) durante la mostra
dei fagioli messicani; per allestire il palco e transennare
le strade per il concerto lirico organizzato dal pensionato;
per ……tutto insomma, meno ciò che è sancito per legge e che
spetterebbe alla Protezione Civile! Ma tanto è solo questo
che certa protezione civile vuole, farsi vedere dai propri
compaesani e magari (spesso) perdersi in pubbliche
relazioni, tanto poi alla fine siamo volontari, no? Chi ci
può imporre regole?
Questa però (detto tra noi e che non si sappia in giro), è
semplice manovalanza a basso costo, quella che una volta
svolgevano i dipendenti comunali come gli ex spazzini (oggi
laureati operatori ecologici), o come i vecchi Vigili urbani
(oggi polizia municipale), trasferiti a compiti ben più
utili alla tutela del cittadino come stare dietro ad un
Autovelox nascosto dietro ad una siepe e far incassare ai
comuni alcune centinaia di migliaia di Euro, trascurando
magari l'illuminazione o la segnaletica sulle strade e
allora mi chiedo dove sta la prevenzione e la formazione del
cittadino?.
In questa realtà, viviamo come volontari, momenti di massimo
splendore (semplice visibilità spinta da atteggiamenti
ruffiani), se il nostro Presidente è “ben introdotto”
nell’ambiente politico dello stesso colore
dell'amministrazione, oppure di totale indifferenza (se
non di ostacolo) se cambia l’Amministrazione o
l’indirizzo politico.
Una Protezione Civile ad uso e consumo di qualcuno, insomma.
Compresi coloro che scalano i “vertici” dell’
Associazione perché conoscono tutti e sono introdotti
(hanno cariche) dappertutto ed il loro impegno è
direttamente proporzionale alla loro visibilità, per poi
scoprire che spesso sono artigiani o liberi professionisti e
che quindi utilizzano tali posizioni per mantenere quella
visibilità necessaria al proprio lavoro o anche solo perché
hanno intravisto nell’”affare” Protezione Civile una
possibilità per fare carriera o semplicemente una
possibilità per sbarcare il lunario. Alzi la mano chi
nel proprio gruppo, conosce tra presidenti, vice,
consiglieri, revisori, ecc.. più di tre persone che abbiano
seguito più corsi specifici di Protezione Civile. Non
barate, giù quelle mani! Questa categoria, come si dice in
alcune parti d’Italia, sembra che nasca “imparata” e
quindi il loro sangue blu non necessita di formazione alcuna.
Ma sono loro che ci danno le direttive e ci dicono cosa
fare, senza preoccuparsi di valutare le competenze, i
titoli, le capacità, ecc., troppo attenti a “premiare”
gli amici. Non sarà per caso per questo che ci troviamo
tutti elettricisti in un turno ed in quelli successivi
nemmeno uno? Non sarà per caso per questo che una squadra
sta lottando con un generatore che non parte ed il meccanico
professionista che invece sta riempiendo sacchetti di
sabbia? Non sarà per caso per questo che dopo avere
studiato a tavolino per mesi l’esercitazione di P.C.,
centinaia di volontari, innumerevoli mezzi attrezzati, ecc.,
aspettano (per accedere al campo dell’esercitazione) che
qualcuno vada a prendere la chiavi del cancello che nessuno
sa dove siano o quella per aprire il gas per la cucina o
una comune chiave del 13 per montare il capannone mensa?
E’ necessario coinvolgere in modo ben più incisivo e
mirato la popolazione, rendendola consapevole dei rischi ma
anche edotta nelle modalità degli interventi messi in atto
per garantirne la tutela. E’ indispensabile intervenire
sulla popolazione attraverso la formazione-informazione in
modo che essa si trasformi da entità fino ad ora isolata e
passiva, in entità integrata nel “sistema sicurezza”,
favorendo lo sviluppo di una cultura volta alla conoscenza
ed al rispetto dell’ambiente e dell’autodifesa, in grado
di reagire prontamente alle situazioni critiche e non più
attendere passivamente l’evoluzione dell’evento. Ormai
è accertato che in caso di eventi catastrofici, il maggior
numero di vittime, è concentrato nei primi minuti o nelle
prime ore successive all’evento stesso.
La formazione, in tutti i suoi aspetti, ha un ruolo
determinante nella gestione e nel superamento delle
emergenze.
La legge 225/92 (e successive modificazioni) stabiliscono che il Corpo Nazionale dei
Vigili
del Fuoco è la struttura portante della Protezione Civile
ma mentre il paese brucia, il Governo continua a sottrarre
risorse ed organico al corpo nazionale, ne sono esempio la
chiusura di fatto di sedi a noi vicine. La situazione è
disastrosa, ne sia testimonianza la protesta indetta dai
Vigili del Fuoco che sono stati costretti a presentarsi in
corteo in mutande per denunciare la grave carenza di uomini
e mezzi, ed ora persino di soldi per l’acquisto di gasolio
per i mezzi che già ci sono. Ma se chiudono le caserme e
riducono il personale, anche solo nel caso di incidente
stradale nel quale sia necessario l’intervento dei Vigili
del Fuoco, cosa facciamo, attendiamo pazientemente la morte?
Oppure nell’immaginario di qualcuno c’è l’intenzione
di sostituirli con gli “angeli” della Protezione Civile?
In questo quadro, l’intero sistema di protezione civile
verrebbe nei fatti smantellato: il soccorso alla popolazione
sarebbe delegato al mondo del volontariato, differenziato da
regione a regione (o peggio da comune a comune), con tempi e
modalità d’intervento direttamente proporzionale alle
risorse economiche dei singoli enti territoriali. Ma alla
attendibilità e preparazione di chi interverrà (se
interverrà e come), qualcuno ci pensa??
Conoscete forse qualcuno, nella giungla delle divise
luminescenti degli autodefiniti “angeli” votati al
salvataggio totale, che abbia una benché minima
preparazione da competere con i Vigili del Fuoco? Sapete se
per caso tra questi ce né anche uno solo che conosce e
sappia come comportarsi con le sostanze chimiche che tutti i
giorni circolano nella nostra zona nelle cisterne di
autocarri o treni? NO! Ne sono certo!
Mi permetto di affermare ciò con la sicurezza datami da anni
e anni di conoscenza del volontariato di Protezione Civile,
da infiniti tentativi di far assumere quella che io chiamo
“la filosofia del volontariato”, fatta di meno
esibizionisti e di maggior preparazione tecnica oltre che di
infinitamente maggior serietà.
Genova 2001. Il Corpo Forestale dello Stato, utilizzato come
forza militare contro i manifestanti del G8.
Prima o poi anche i volontari della Protezione Civile saranno
chiamati a sedare le proteste dei loro familiari?
L’Italia
è sotto accerchiamento dagli incendi, non solo di sterpi e
macchia mediterranea, ma anche di siti industriali ed
attività lavorative. La popolazione si dispera, in alcuni
casi ci rimette la vita. Intanto, invece di approntare un
piano di incremento di organico per il Corpo nazionale dei
Vigili del Fuoco – la cui carenza è oramai riconosciuta
da tutti, compreso lo stesso Governo che la quantifica in
15.000 unità – il Governo continua il suo piano di
“razionalizzazione”, fatto di ulteriori tagli a risorse
ed organici.
Già
i Vigili del Fuoco avevano subito tagli e riduzioni da
precedenti finanziare e dai decreti Bersani, a tal punto che
lo stesso Ministro Amato aveva a suo tempo (nel 2007) invitato i Comandi a
non pagare gli affitti e destinare i soldi al rifornimento
di carburante per i mezzi di soccorso. Nel frattempo però i
Vigili del fuoco si sono ritrovati tra le mani
l’assegnazione di ben 100 barche “leggere”, dove per
leggere si intende un peso di una tonnellata, alla modica
cifra di circa 50.000 euro l’una. Gli stessi vertici della
Struttura hanno ammesso l’inutilità di tali acquisti
(vedi comandi di Sondrio, Milano, Alessandria, Cuneo ecc)
privi di bacini lacustri utili al caso. E chissà quanti
altri a livello Nazionale! Ma anche in altre zone si
riscontrerebbero difficoltà nell’uso di tali
imbarcazioni, considerato che la barca ha un pescaggio di
quasi 1 metro.
Ma
proprio nessuno si rende conto che non ha senso dilapidare
soldi pubblici con sovvenzioni a pioggia (pochi soldi ma a
tante Associazioni), per favorire “le predisposizioni”
di queste ultime? Mi spiego meglio. Che senso ha foraggiare
una determinata Associazione nell’acquisto ad esempio di
un mezzo antincendio quando i volontari potranno essere
attivi dopo 8 ore (solo fuori orario di lavoro) e proprio
perché volontari disponibili con vari se e vari ma e,
nel contempo lasciare fermi i pompieri (già attrezzati e
ben formati) perché senza soldi per il rifornimento dei
mezzi? Sarebbe a mio parere ben più logico non fare mancare
mezzi e attrezzature a questi ultimi ed eventualmente (sotto
la loro supervisione) dare un supporto tramite i volontari.
Cioè il volontariato che si mette a disposizione del
professionismo, ottenendo in cambio formazione
specializzata, più completa perché eterogenea, ecc.
Purtroppo
mi sorge però un dubbio atroce.
Non
sarà che nei nostri Amministratori oltre alla convinzione
che facendo propri (nel senso di manipolare) i gruppi
comunali locali, c’è anche la volontà di
sostituirli alle strutture fino ad ora in campo, al fine di
eliminare i rischi di controlli o di ripercussioni
sindacali, ecc.? Certo che è molto più facile entusiasmare
un volontario ad immedesimarsi in quel ruolo, piuttosto che
non convincere un Vigile del Fuoco a chiudere un occhio su
quel problema di sicurezza, non vi pare??
Le
associazioni di volontariato sono state trasformate in una
sorta di ProLoco, con scarsa preparazione in materia di
Protezione Civile ed utilizzate quasi unicamente a scopo di
immagine o per spostare transenne durante le feste paesane.
I principali abusatori di questa "struttura" sono
i sindaci che con quattro soldi alle associazioni si
garantiscono libertà di azione e finanziamenti certi senza
dover rispondere a nessuno del proprio operato.
Dopo
più di ventiquattro anni, quasi nessun comune ha il proprio
piano comunale di emergenza aggiornato o addirittura è
inesistente.. Pochissimi comuni lo hanno reso pubblico (sul
sito od altro). Un piano di emergenza non conosciuto a chi
serve? Equivale a non averlo!
Perchè
distribuire mezzi e finanziamenti a volontari che li usano
per i loro divertimenti e li facciamo invece mancare ai
professionisti come i Vigili del Fuoco?
Quando
smetteremo di farci male?
Ritengo che sia venuto il momento di trarre alcune
serie conclusioni. Non è più ammissibile presentarsi
all’opinione pubblica sbandierando un più o meno corposo
gruppo di volontari come fossero una moderna “armata
Brancaleone” ma, è venuto il momento di scremare con
coraggio e di proporre qualità e serietà. A mio parere è
sempre più sentita la necessità di definire linee guida
chiare, percorsi formativi trasparenti, anche attraverso un
libretto personale della formazione, con attestazione di
titoli ed esami. Avendo ben presente che al momento la
fotografia della Protezione Civile è sbiadita e che la
stessa è sempre più inflazionata, siamo di fronte ad un
ormai improrogabile recupero di immagine. I vertici della
Protezione Civile nazionale (dall'operazione
"arcobaleno" del governo D'Alema), ai più recenti
scandali che hanno coinvolto Barberi e successivamente la
commissione grandi rischi a l'Aquila oltre che il capo della
protezione civile Bertolaso hanno decisamente offuscato
l'immagine della Proteziene Civile e mi chiedo se non sia
possibile in Italia evitare questi fenomeni di illegalità
almeno nelle emergenze.
Con i migliori propositi Roberto Nosari per www.poweb.it
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